Antonio Papasso
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"Guardando al passato, al cubismo, rileggendo alcune massime picassiane, rivisitando i risultati di altre esperienze artistiche a noi più vicine e operando in solitudine, reputo il laboratorio confacente alla sperimentazione artigianale e a quella psicologicamente profonda: il laboratorio è certamente il luogo ideale dal quale partire e poi ritornare per ogni operazione artistica. L'azione creativa deve realizzarsi con l'uso libero di materiali e strumenti!". |
È nella situazione di laboratorio che "Antigone" sintreccia a "Papasso", la cui identità artistica si collega ad una scoperta apparentemente casuale: è una nuova tecnica, attraverso carte veline sovrapposte, stropicciate, spiegazzate e poi incollate sulla tela. Con quelle opere si presenta in una galleria milanese nel 1979. Lo accompagna in catalogo Roberto Sanesi. Successivamente, nel 1981, nella stessa galleria ci riprova. In quelloccasione è presentato da Gillo Dorfles. |
Scrive Gillo Dorfles: |
"... ovoidi, quadrati, rettangoli, trapezoidi costituiti attraverso una peculiare tecnica che già da alcuni anni lartista ha inventato e fatta sua. Una tecnica che consiste nelluso di soffici "papiers froissés", impastati e posti in rilievo sulla sottostante tela, a creare una sorta di neoformazione materica a sua volta arginata e scissa dal circostante fondo amorfo della tavola o della tela" ... |
E conclude: |
"Si tratta di una nuova maniera di uscire dal chiuso impenetrabile del proprio Io, di rompere il "guscio dell'ovo" o le pareti entro cui l'embrione galleggia immerso nel suo liquido amniotico? O non piuttosto di aprirsi una strada verso l'esterno, verso la luce, verso una nuova e diversa - forse più pericolosa ma anche più fruttuosa - comunicazione col prossimo, con la società, con il mondo" |
(Per la lettura integrale del saggio: menu Dorfles 1981 e Dorfles 1989)
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