Antonio Papasso
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Papier Froissé, Anni 70 Papier Froissé, Anni 70




Ritornando agli anni settanta e dopo aver parlato degli stimoli ricevuti dal periodo cubista, dalle massime picassiane, la strada che Papasso ha successivamente seguito si è lentamente allontanata da quelle atmosfere. Lui si avvicina al mondo contemporaneo con le sue forme "astratte". Citiamo alcuni aforismi picassiani:

"mai visti i colori lottare tra loro." "Non cerco, trovo." "Com’è possibile disinteressarsi degli altri uomini?... No, la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È lo strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico!" "la gente vuol capire: perché non cerca di capire il profumo di un fiore, la bellezza di una notte!" "L’insegnamento accademico della bellezza è falso. Siamo stati ingannati ma così bene che non riusciamo a rintracciare nemmeno un’ombra di verità"

Papasso considera:

Il pensiero picassiano e la sua opera favoriscono lo sviluppo delle facoltà umane? C’era in Picasso l’intuizione di una probabile evolutiva trasformazione della società e di conseguenza la necessità dell’uomo di poter disporre degli strumenti introspettivi, di tutela, per affrontare il futuro? Io credo che l’arte ha la capacità di comunicare valori assoluti e, per la sua natura, ha la forza di dare impulso all’evoluzione della specie.


Papier Froissé, Anno 2001, cm. 100x70 Papier Froissé, Anno 2001, cm. 100x70



Papasso si avvicina al mondo artistico contemporaneo.

Esegue opere su superfici quadrate, rettangolari, ovali, trapeziodali, ecc., dando senso alle stesse forme e dimensioni della materia che ospita il processo creativo. Esso prende inizio da un tracciato cosciente, che si sviluppa all’interno della forma e nello spazio circostante, fluendo successivamente nell’assoluta libertà di una conduzione dall’inconscio.

La superficie si viene arricchendo da segni, punteggiature, colori che trasformano e si trasformano a loro volta. Papasso procede in maniera automatica lasciandosi andare sotto e sopra la sfera della progettualità razionale. Quando la crescita della pianta è compiuta, Papasso si ferma e attende fiducioso l’emergere dei valori dell’arte, di cui chiunque potrebbe raccogliere i frutti. L’opera vive e si propone a chi guarda, che potrebbe reagire alle dissonanze, respingere l’energia che emana per paura del nuovo, perché non si sporge, non si affaccia fuori della rassicurante abitudine di un gusto, scontato e ormai familiare.

Può, però, entrare in empatia, assumere l’atteggiamento dello stupore e dell’ascolto di fronte a richiami che fanno salire e risuonare, all’interno di lui, le corde dell’affinità e della similitudine. Così l’irrealtà riguadagna una realtà antica, al fondo della natura e della condizione dell’uomo.



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