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Scrive Dorfles
Un disco bianco
percorso da una sottile traccia sanguigna; due losanghe irregolari che
si confrontano; un foglio lacerato su cui sono distesi minuti segni
di un alfabeto asemantico, una figura ovoidale percorsa da brevi tracce
cui è sovrapposto un minuto frammento di trina; e ancora: un disco incassato entro
un cercine a rilievo, pur esso circondato da punteggiature appena accennate; e
finalmente un triangolo rettangolo inclusa in una forma ameboide che, a sua volta, è percorso da segno cruciforme...
Non ho fatto altro che descrivere, con parole le più disadorne, questa sequenza di sei tavole che Papasso
ha inciso e che costituiscono - comunque le si voglia considerare - un percorso e insieme un racconto
(o un canto, se vogliamo attenerci al titolo della breve serie).
Sono tavole di calibrata levità, di sofisticata esecuzione. Dove ogni segno si riallaccia al precedente,
quasi a completare un discorso appena iniziato, che deve proseguire e che, infatti s'allarga, si approfondisce,
man mano che ne seguiamo l'iter, e finalmente si conclude con un'ultima «parola» più perentoria, più
definitiva delle precedenti.
Parleremo, allora, d'una trasposizione in segni visivi d'un'intima narrazione dell'artista? Invocheremo analogie -
effettive o presunte - tra forme circolari, rettangolari, lineari, e gli eventuali sentimenti che agitano - o agitavano
- l'artista mentre era intento a queste tavole?
O non sarebbe più giusto riaffermare una equivalenza tra certi elementi morfologici e certe atmosfere eticoestetiche?
Riconoscere a Papasso - come ad ogni artista - il diritto-dovere di seguire la sua vena «poietica» (e in questo caso -
possiamo ben dirlo - poetica) non perché io voglia assimilare troppo forzatamente parole e immagine grafica, ma perché
effettivamente questi fogli, così sommessi e guardinghi, mi ricordano le pagine d'un poema in divenire: mi fanno
comprendere le qualità - non solo tecniche e di notevole maestria incisoria - ma le qualità di sensibilità
e di pensiero di cui l'artista toscano appare acutamente e schivamente partecipe.
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